Ricuccio l’uomo, il maestro, il politico, lo storico. “Sol chi non lascia eredità d’affetti, poca gioia ha dell’urna” scriveva il grande Foscolo ne I Sepolcri, e don Bosco ricordava: “Tutto passa: ciò che non è eterno è niente”.
Due esempi sostanzialmente antitetici. L’uno materialista, illuminista, l’altro uomo di fede, ma entrambi convergenti, a loro modo, nella certezza della continuità della vita oltre la morte.
Tanto più se nella vita terrena si son lasciate impronte indelebili nelle quali, inevitabilmente, i posteri si imbatteranno. E ricorderanno.
È con questo spirito che il 13 gennaio scorso, presso l’Istituto salesiano, si è tenuta la “Prima giornata di studio” dedicata a Quirico Punzi, per tutti Ricuccio, a un anno dalla sua dipartita.
Un momento commemorativo fortemente voluto da amici e sostenitori e sentitamente partecipato dall’intera comunità. La comunità unanime nel riconoscere i meriti di un personaggio il cui spessore e la cui poliedricità sono stati sapientemente evidenziati negli interventi del moderatore Mario Saponaro che ha condiviso con Ricuccio esperienze politiche e giornalistiche e dei relatori Luigi Antonio Fino, Luca Convertini, Antonio Caggiano e Donato Coppola.
“Il titolo del mio intervento -“La storia come poesia”- precisa il dott. Fino, non deve ingannare, perché parlare di Ricuccio come poeta della storia non significa parlare di un uomo i cui discorsi erano poetici, romantici, aleatori…Tutt’altro. Ricuccio, parlando di storia, sicuramente faceva sognare, ma era un ricercatore coraggioso, rigoroso, libero da condizionamenti.
L’ho conosciuto che ero un adolescente appassionato di civiltà preclassiche e di storia antica: da allora non ci siamo più lasciati, ci siamo sempre confrontati, abbiamo fatto ricerche insieme, studiato, discusso, siamo stati in alcuni casi dei pionieri, a volte poco creduti, ma poi premiati dal tempo che è sempre galantuomo.
È stato per me un maestro e grazie al suo aiuto ho ripercorso tanta storia; mi ha insegnato a volare alto, a essere una persona critica, a “metterci la faccia”, a non nutrire odio verso le persone, a riflettere… Questo è il ricordo più bello che ho di lui”.
Il dott. Convertini è stato alunno di Ricuccio a Casalini e quindi lo ricorda “Da insegnante a maestro di vita”. Lo ricorda con “carte alla mano”, perché, per conoscere meglio il suo maestro. il dott. ne ha esaminato il suo fascicolo messogli a disposizione dall’Istituto comprensivo di Cisternino.
Lo ricorda con emozione, come un maestro che gli ha insegnato, soprattutto con l’esempio, a vivere, e con gratitudine e commozione, le stesse che lo hanno travolto nel momento in cui ha avuto il triste privilegio di vederlo sul letto di morte, nella camera mortuaria.
Ricuccio diventò maestro per necessità, racconta il dott. Convertini, non per vocazione. Tuttavia ha sempre svolto il suo mestiere con senso del dovere, con umiltà, ma al tempo stesso con autorevolezza. “A volte con durezza, a volte con dolcezza, ma sempre – come scriveva lo stesso Ricuccio – con impegno e buona fede per essere all’altezza della fiducia che i genitori mi accordavano…per fare ragazzi disciplinati e responsabili”. I direttori didattici del tempo lo definivano molto serio, preciso, di buone qualità morali, preparato, stimato, appassionato allo studio, a volte “impetuoso”.
E con energico slancio, infatti, appena preso servizio nella sede di Casalini, non esitò a perorare la causa, in una pesante lettera all’allora sindaco di Cisternino, delle condizioni strutturali delle scuole di campagna, dove ha sempre insegnato, spesso trascurate rispetto alle scuole del centro, secondo un dualismo sciocco, ma imperante.
Ne rimediò, per questo, una nota disciplinare. ”Ho sempre voluto bene al mio maestro – conclude il dott. Convertini – e lui mi è sempre stato vicino, anche quando sono stato eletto sindaco. “I maestri sopravvivono nelle conquiste e nelle buone azioni dei propri allievi – mi scrisse – non scoraggiarti mai e sii te stesso!”.
Il prof. Caggiano ha tratteggiato, il profilo politico di Ricuccio e in particolare gli anni in cui ricoprì il ruolo di primo cittadino, dal 1993 al 1997. Lo ricorda in quegli stessi anni come una figura che aveva una gran presa sui giovani. La necessità di opporsi a un’amministrazione a suo dire clientelare. Riprogrammare il futuro del paese e soprattutto il rapporto con la gente per responsabilizzarla e chiamarla a partecipare, spinse Ricuccio, dopo sette anni di lontananza dalla politica, a candidarsi nel 1993 a capo della coalizione Alleanza cistranese che aveva come simbolo una spiga. Venne eletto sindaco con circa 3800 voti e il 25 giugno dello stesso anno si insediò con una squadra di giovani.
Nel suo appassionante primo discorso, con affascinante oratoria, ringraziò tutti i cittadini. Avendo accettato la candidatura solo per spirito di servizio verso la cittadinanza, dichiarò di rinunciare a qualsiasi indennità.
L’aspetto più positivo del suo mandato fu per lui il contatto continuo con la gente alla quale non fece mai mancare la sua disponibilità e il suo tempo. L’aspetto più negativo le incomprensioni di alcune frange dell’opposizione che lo accusavano di personalismo e di metodi autoritari.
In occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, nonostante il suo orientamento ideologico fosse più che noto, ebbe a dire. – Le istituzioni si devono impegnare per superare le divisioni ideologiche. Questo giorno deve essere ricordato come giorno di libertà e concordia-. Mentre a fine mandato ringraziò i suoi “pochi collaboratori” e quei cittadini che avevano creduto e sostenuto la sua amministrazione. E così si congedò: “C’è da stare più sereni e da fare tanto, visto che quattro anni non bastano a risolvere tutti i problemi. Ricorderò sempre con gratitudine i semplici e i buoni con i quali abbiamo vissuto insieme momenti di fraternità e spensieratezza. Grazie, e date sempre il vostro contributo per l’elevazione della nostra Cisternino!”.
Dalle parole del prof. Donato Coppola è emerso invece Ricuccio ricercatore, studioso, acuto osservatore. Lo ha conosciuto, da ragazzo, a Torre Canne dove villeggiavano entrambi. È ancora vivida l’immagine di papà Vincenzino con i suoi immancabili pompon, intento a pescare polpi e Ricuccio che tornava con gli occhi luccicanti dalle sue passeggiate sul territorio con strumenti, ciottoli, arnesi ritrovati. Il primo approccio alla preistoria per il prof. Coppola, che è poi diventato un nome autorevole nell’ambito dell’archeologia.
Hanno collaborato per tanti anni, condividendo passione, interesse, sopralluoghi, ricerche in grotte, specchie… A Ricuccio si devono diverse scoperte, segnalazioni importanti di centri preistorici, città sommerse su tutta la costa brindisina che lui puntualmente registrava e testimoniava. Il suo sogno era la realizzazione di un museo a Cisternino. Un museo dove raccogliere ed esporre a beneficio di tutti questo immenso patrimonio ed è giusto che ora si realizzi e sia a lui intestato. Il tutto con la collaborazione di cittadini e autorità competenti.
E perché si possa concretamente guardare al futuro, promuovendo la conoscenza della figura e dell’opera di Ricuccio, conservando e trasferendo la sua eredità culturale alle generazioni che verranno, la “Prima giornata di studio” a lui dedicata è stata l’ideale occasione per ufficializzare la costituzione di un Comitato di cittadini.
Una quindicina finora coloro che hanno aderito all’iniziativa, ma per chi fosse interessato, le iscrizioni restano aperte (cell.3478233461). Per lo stesso scopo, Mario Saponaro, ha anticipato la stesura di una biografia di Ricuccio a cura del direttore del Gruppo archeologico “Valle d’Itria”, dott. Mimmo Tamborrino e ha altresì sollecitato i rappresentanti dell’Amministrazione presenti a istituire anche una Borsa di studio intestata a un uomo che tanto ha fatto per la storia di Cisternino e dell’intera Puglia.
Il sindaco Enzo Perrini si è congratulato per tutte le iniziative, ricordando la passione di Ricuccio nel sostenere tutto quello in cui fermamente credeva. La salvaguardia del patrimonio storico del nostro paese. Il rispetto reciproco sempre intercorso dal punto di vista umano, nonostante su fronti politici completamente opposti e il piacere che si provava nell’ascoltarlo. L’imminente conclusione del lungo iter che porterà all’istituzione del Museo civico diffuso potrà essere il segno tangibile di quanto tutto questo sia tenuto in conto dalla nostra comunità.
Tre coinvolgenti interventi hanno chiuso simpaticamente la serata. Il primo quello della nipote Rosa Maria Messia che ha definito zio Rico il primo motore di ricerca, il primo Google della sua vita. Quello dell’ingegnere e insegnante Stefano Semeraro, alunno di Ricuccio, che ha raccontato come si svolgevano le sue giornate scolastiche (le preghiere, i canti…) e quanta passione per la storia abbia assorbito dal suo maestro. Infine quello conclusivo della figlia Maria che ha ringraziato i presenti per aver grandemente colmato con l’affetto l’assenza del suo papà.
Ricuccio l’uomo il maestro il politico lo storico
di Gloria Erriquez